Le motivazioni che fanno la differenza a lavoro

Un’applicazione dell’analisi delle motivazioni con Driving Forces

Carlo e Stefano sono responsabili in due reparti tecnici della stessa azienda.
Carlo è molto stimato dal suo team che lo considera un punto di riferimento sicuro, una persona che non perde mai la calma anche nelle situazioni difficili. Nel suo team c’è armonia e un clima di collaborazione.
Stefano invece ha un rapporto difficile con alcuni membri del suo team che lo giudicano troppo lento nel decidere, talvolta permaloso e diffidente.

Nell’ambito di un progetto di people development e retention l’azienda decide di effettuare un assessment con TTI Success Insights e più precisamente con il Talent Insights Executive.
Il profilo comportamentale di Carlo e Stefano risulta simile. Nella ruota TTI Success Insights sono entrambi Coordinatori, un profilo che ricorre spesso in figure di tecnici che ricoprono un ruolo di responsabilità.
Il Coordinatore ha solitamente un forte orientamento al servizio, lavora con le persone per sviluppare progetti di qualità. Può essere un buon ascoltatore e un team player, ma può anche essere una persona che tende a prendere le critiche sul personale e resistente al cambiamento.

 

Come si spiega il fatto che le performance di Stefano e Carlo, oltre che dei loro team, siano tanto diverse?

 

Oltre i comportamenti: i driver delle performance

“Le persone non sono i loro comportamenti.” Probabilmente avrai già letto o sentito questa frase.
Nel modello TTI Success Insights questa frase ha un significato preciso che rimanda all’integrazione delle 3 scienze e ai driver delle performance.
Le nostre performance sono, infatti, il risultato della combinazione tra diversi elementi: conoscenze e abilità (che sono le componenti più note e facilmente rilevabili anche dai cv), stili comportamentali, spinte di motivazione (di seguito Driving Forces) e intelligenza emotiva.

 

Oltre i comportamenti i Driving Forces: cosa ci motiva a lavoro

I Driving Forces sono ciò che ci motiva, ciò che ci guida nella scelte personali e lavorative di ogni giorno, i nostri valori e le nostre credenze che, se trovano corrispondenza nel lavoro, ci fanno svegliare con grinta ed entusiasmo. Sono un impulso innato che sentiamo di dover soddisfare, anche se non sempre riusciamo a definirlo e a svilupparlo al meglio. Quando le nostre forze motivazionali sono appagate le persone si sentono soddisfatte, piacevolmente impegnate, stimolate e piene di energia.
Ognuno di noi è una combinazione di forze motivazionali e, osservandole in gruppo, possiamo capire le cause dei nostri comportamenti, cosa alimenta la nostra energia o dove preferiamo orientarla.

Motivazioni primarie, contingenti e irrilevanti

I 12 Driving Forces di TTI Success Insights rappresentano lo «sdoppiamento» dei 6 motivatori tramite la valorizzazione di entrambe le polarità di ciascuna delle 6 dimensioni motivazionali di Edward Spranger.
La visione di entrambe le polarità mostra che non c’è un negativo o un positivo, ma modalità diverse che guidano il nostro essere e la nostra vita.

 

Esistono 4 forze primarie, 4 contingenti e 4 irrilevanti.

Le forze motivazionali Primarie

Fungono da principali fonti di impulso per le azioni. Spesso dietro ciò che facciamo e le nostre scelte non esiste un’unica spinta, bensì una combinazione di interessi e desideri da cui è possibile trarre un peculiare contributo all’azione.

Le forze motivazionali Contingenti

Sono quelle che entrano in gioco in alcune occasioni particolari.

Le forze motivazionali Irrilevanti

Sono quelle verso cui proviamo indifferenza o avversione. È addirittura possibile sentire antipatia o disagio in presenza di situazioni o persone che enfatizzano alcune di queste motivazioni.

 

Driving Forces: cosa motiva Carlo e Stefano

Carlo e Stefano condividono la motivazione ricettiva tra le 4 spinte primarie. Entrambi sono guidati da nuove idee e traggono energia dalla possibilità di sviluppare nuovi metodi.
Stefano però, a differenza di Carlo, ha tra le sue spinte di motivazione primarie quella ambiziosa che lo porta a focalizzare la sua attenzione sulla propria carriera. La spinta di motivazione cooperativa invece è per lui irrilevante.
È anche motivato dalla possibilità di acquisire nuove conoscenze (intellettuale ) e dal perseguire alti standard di qualità in modo disinteressato, spesso senza badare ad un ritorno per il team e per l’azienda. I collaboratori di Stefano più orientati al risultato lamentano il fatto di lavorare su progetti diversi per lungo tempo senza vedere la loro messa a terra.

 

 

Carlo, a differenza di Stefano, ha tra le motivazioni primarie quella pragmatica che lo spinge a lavorare in funzione di precisi obiettivi.
Carlo è anche motivato dalla possibilità di lavorare in un ambiente esteticamente gradevole, armonioso e a cercare l’equilibrio anche nelle relazioni. Anche da ciò deriva il clima positivo nella sua squadra.

Driving Forces: 4 spinte di motivazione primarie di Carlo

L’analisi Driving Forces TTI Success Insights

L’analisi Driving Forces è un’analisi molto accurata e precisa, capace di scavare a fondo del mondo ancora poco esplorato dei “perché” che guidano le azioni quotidiane.
Frutto di studi approfonditi, l’analisi Driving Forces rappresenta un’evoluzione rispetto al modello dei motivatori che già distingueva TTI Success Insights rispetto ad altri strumenti simili. Il report contiene delle sezioni introduttive in grado di definire in maniera ancora più puntuale aspetti significativi del profilo personale, evidenziando punti di forza, aree di miglioramento, e individuando potenziali fonti di energia e di stress.

Con l’introduzione dei Driving Forces, e la loro integrazione con i comportamenti, il modello TTI Success Insights ha notevolmente migliorato la sua efficacia nel creare un profilo accurato e rappresenta uno strumento prezioso per acquisire autoconsapevolezza e gestire al meglio anche i momenti di crisi.

Un ulteriore livello di profondità complessiva si raggiunge con l’integrazione della terza dimensione, quella dell’’intelligenza emotiva, che rende conto dei livelli di autoconsapevolezza, capacità di gestione delle emozioni, automotivazione, empatia e capacità relazionali.
Nel caso trattato Carlo presenta un livello di intelligenza emotiva superiore rispetto a quello di Stefano. Dell’analisi dei livelli di intelligenza emotiva parleremo presto in un altro articolo.

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